Il Festival della Scienza di Genova

Fine ottobre, da tre anni abbiamo un appuntamento fisso nella città ligure. Si va a Genova per il festival della scienza! Il festival di svolge su una decina di giorni e propone tantissime attività per tutte le età e con diversi livelli di approfondimento.  Noi ci siamo concentrati negli anni passati nella zona del porto antico che offre molte attività per i piccoli e aree gioco per passare il tempo tra un laboratorio e l’altro.

Vi racconto la nostra esperienza dello scorso anno, sperando di farvi venire voglia di andare!

L’anno scorso abbiamo partecipato ad un laboratorio mattutino presso il museo Luzzati (porta Siberia): ai bambini è stata raccontata la storia “le tre casette” di Italo Calvino che è simile a quella dei tre porcellini più nota tra i bambini. Dopo il racconto i bambini sono stati divisi i tre gruppi e grazie a degli oggetti messi a loro disposizione hanno dovuto inventare un sistema scientifico per aiutare il lupo.

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Dopo la fase creativa di disegno i bambini sono stati invitati a costruire un cannone ad aria. Che scoperta!

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I piccoli sono stati poi guidati in un gioco che li ha aiutati a capire quali “recenti” scoperte scientifiche avrebbero vanificato tutta la fatica dei  protagonisti delle fiabe. La vita di Cenerentola sarebbe stata così movimentata con una lavatrice?

Il tema del festival 2012 è l’immaginazione come antidoto alla banalità e coraggio di intraprendere nuove sfide. Il festival si svolgerà dal 25 ottobre al 4 novembre. Vi consiglio di controllare il sito www.festivaldellascienza.it e di prenotare eventuali laboratori.

(articolo di: anne)

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L’Orco che mangiava i bambini

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L’orco che mangiava i bambini… golosi.

Al Festival di Pagine e Colori ho avuto il piacere di comprare un libro divertenissimo: “l’Orco che mangiava i bambini” scritto da Fausto Gilberti,  edito da  Corraini. Il libro mi è stato consigliato dalle signore della libreria Nuova Scaldapensieri ed è piaciuto a tutta la famiglia.

La storia è quella di un orco brutto, cattivo e puzzolente. Che mangia in bambini da colazione a cena: bolliti, allo spiedo o con il vino dolce. Ma non tutti i bambini! Solo quelli golosi. Quelli che mangiano cose sane lo fanno stare male, ma male davvero.  E attenzione: l’orco è ancora vivo! Quindi via libera a frutta e verdura nella dieta quotidiana.

La storia è divertente ma le illustrazioni sono sorprendenti. Un bianco e nero ironico, con un orco stralunato ma che sotto sotto fa un po’ paura lo stesso. Ve lo consiglio! In particolare se i vostri bambini preferiscono i dolci, la caramelle e le bibite gassate a mele, frutta secca e lenticchie.

“L’ORCO CHE MANGIAVA I BAMBINI”
Fausto Gilberti
edito da Corraini

ISBN: 978-88-7570-353-0

Dimensioni: cm 22.0×22.0
Pagine: 32
Rilegatura: Punto metallico
Lingue: Disponibile in italiano e inglese
Edizione: 1° edizione, Aprile 2012

(articolo di: anne)

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L’estate di Garmann – Donzelli editore

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Sono passate 29 ore da quando il mio ometto ha oltrepassato la soglia della scuola primaria per la prima volta.

Per esternare le emozioni legate a questo grande passo ci siamo fatti accompagnare da Garmann e dalla sua estate. “L’estate di Garmann “ è un libro del norvegese Stian Hole, pubblicato da Donzelli e vincitore del premio Andersen 2012.

Si tratta indubbiamente del libro di un artista. Le immagini che ci guidano tra le ansie di Garmann sono poetiche e surreali ma le sue paure sono concrete. Chissà se anche i grandi hanno paura? Le tre ziette anziane, che ogni anno diventano più piccole? Il papà? La mamma nel suo bel vestito rosso?

Stian Hole mescola le immagini e ci lascia vagare leggeri tra vita e sogno: nella siepe a dare da mangiare agli uccellini o sul grande carro che presto porterà le ziette verso un grande cancello con dietro un bellissimo giardino.

“E tu, mamma, hai paura?” e così è più facile parlare anche a casa, magari vicini vicini al buio con la cartella pronat per il giorno dopo che ci guarda.

Titolo: l’Estate di Garmann
Autore: Stian Hole
Editore: Donzelli
Fascia di età: 6-9

ecco qui:
http://www.donzelli.it/libro/2271/lestate-di-garmann

(articolo di: anne)

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Gita al Rifugio ARP

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“Davvero non possiamo togliere niente? E’ pesantissimo.” La nostra gita al rifugio Arp, in Valle d’Aosta inizia così. Con Fabio che tira su gli zaini e li riappoggia a terra sconsolato. Abbiamo tre bambini. No, che non si può togliere niente. La gita mi darà ragione. Anzi! Avremmo dovuto portare una felpa in più.

Rassegnati al peso, prendiamo zaini e bimbi, carichiamo tutto in auto e raggiungiamo al nostro solito punto di ritrovo Anne e Lele con i loro due bimbi in auto. Pronti? Si parte!

Il viaggio in auto è lunghetto e per noi non facile. Due bimbi su tre soffrono l’auto e le curve valdostane non aiutano….

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Ma finalmente si arriva a Estoul e zaino in spalla si inizia a camminare. La prima grande avventura ci aspetta a metà strada, o meglio ci viene incontro a metà strada: una mandria di mucche da corsa. Sembra di essere a Pamplona. Il nostro gruppo si divide e le mucche da corsa ci passano in mezzo al galoppo. Una sola si ferma all’improvviso a guardarci. Non pensavo che una mucca potesse avere lo sguardo perplesso. ”Ohibò, che ci fanno questi smilzetti a due gambe sulla nostra strada?” Vabbè mi sposto io che questi son lenti”.

Francesco, uno dei bimbi, uscirà un po’ traumatizzato da questa esperienza e per tutti i due giorni della gita si guarderà indietro spaventato ad ogni suono di campanaccio che sentirà. Che le mucche son bestie placide e pacifiche, buone solo a brucare a fare latte, non ci crede più nessuno di noi. Le mucche corrono e pure veloci e sanno essere giocose pazzerellone sui prati. Questo adesso lo sappiamo.

L’ultimo tratto del sentiero per arrivare al rifugio è il più duro. Ormai siamo tutti stanchi. E’ da quasi quattro ore che siamo in giro. Non che ci vogliano quattro ore per arrivare al rifugio, ma i tempi di cinque bimbi dai due ai sei anni son questi qui. Sull’ultima rampa, Margherita, la più piccola, si addormenta in spalla al papà. E’ stata forte, ma ora non ce la fa proprio più.

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Ed ecco il rifugio. Bellissimo. Entriamo e prendiamo possesso delle nostre stanze. Sembra un piccolo albergo.

Ci sentiamo perfettamente a nostro agio. La gentilezza e professionalità dei gestori farà il resto e così passeremo un bel pomeriggio, e una piacevole serata.  La cena è ottima, con il menù separato per bimbi e adulti, un tocco in più a garantire che tutto riesca perfettamente. L’unica cosa che proprio manca sono le marmotte. Si sentono i loro fischi ma se ne vedono proprio poche. Ci sarebbe anche la serata all’insegna dell’osservazione del cielo organizzata dai gestori del rifugio  con il  prof. astrofilo Chiaberto Paolo e Peacquin Mario, ma la stanchezza non ce lo permette. E anche il freddo a dire il vero. Le stelle le vedremo nei nostri sogni….

La mattina, dopo una luculliana colazione, decidiamo di fare una piccola escursione ai laghi Palasina, appena sopra il rifugio e questo ci permette finalmente di vedere da vicino una graziosissima marmotta.

Il sentiero per arrivare richiede qualche sforzo e per i bambini si trasforma in grande avventura. Il paesaggio che si presenta ai nostri occhi, arrivati al lago, è semplicemente meraviglioso. Peccato che il sole non ne voglia sapere di farsi vedere e la temperatura sia tutt’altro che mite. Nonostante questo i bimbi riescono a pucciare i piedini nell’acqua gelida del lago e a correre scalzi sul prato. E così facciamo la nostra prima “seconda colazione”.

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Dopo i laghi inizia il rientro. La discesa è sicuramente meno faticosa della salita, ma i bimbi sono proprio stanchi e la sterrata sembra non finire mai. Facciamo in tempo e fare altre due “seconde colazioni”. Niente mucche da corsa questa volta! E così, di seconda colazione in seconda colazione, arriviamo all’auto. I bimbi si addormentano nell’esatto istante in cui toccano il sedile.

E’ stata una grande avventura, per tutti. Grande e bella. Il giorno dopo nella quotidianità domestica e lavorativa, in mezzo a strade cittadine grigie e rumorose, dietro ai gas di scarico delle auto, mi sorprenderò a domandarmi se davvero l’ho vissuta. Se davvero il giorno prima eravamo in una valle in cui gli unici colori erano il verde dei prati e l’azzurro del cielo, in cui gli unici rumori erano i fischi delle marmotte e i campanacci delle mucche e gli unici profumi erano quelli dell’erba e dei fiori. E la risposta è che si, mi fanno troppo male le gambe per non essere arrivata fino ad un posto così incantevole, fino al rifugio Arp.

(blogger anne su testo di alessandra)

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