Gita al Rifugio ARP

arp4.JPG

“Davvero non possiamo togliere niente? E’ pesantissimo.” La nostra gita al rifugio Arp, in Valle d’Aosta inizia così. Con Fabio che tira su gli zaini e li riappoggia a terra sconsolato. Abbiamo tre bambini. No, che non si può togliere niente. La gita mi darà ragione. Anzi! Avremmo dovuto portare una felpa in più.

Rassegnati al peso, prendiamo zaini e bimbi, carichiamo tutto in auto e raggiungiamo al nostro solito punto di ritrovo Anne e Lele con i loro due bimbi in auto. Pronti? Si parte!

Il viaggio in auto è lunghetto e per noi non facile. Due bimbi su tre soffrono l’auto e le curve valdostane non aiutano….

arp1.JPG

Ma finalmente si arriva a Estoul e zaino in spalla si inizia a camminare. La prima grande avventura ci aspetta a metà strada, o meglio ci viene incontro a metà strada: una mandria di mucche da corsa. Sembra di essere a Pamplona. Il nostro gruppo si divide e le mucche da corsa ci passano in mezzo al galoppo. Una sola si ferma all’improvviso a guardarci. Non pensavo che una mucca potesse avere lo sguardo perplesso. ”Ohibò, che ci fanno questi smilzetti a due gambe sulla nostra strada?” Vabbè mi sposto io che questi son lenti”.

Francesco, uno dei bimbi, uscirà un po’ traumatizzato da questa esperienza e per tutti i due giorni della gita si guarderà indietro spaventato ad ogni suono di campanaccio che sentirà. Che le mucche son bestie placide e pacifiche, buone solo a brucare a fare latte, non ci crede più nessuno di noi. Le mucche corrono e pure veloci e sanno essere giocose pazzerellone sui prati. Questo adesso lo sappiamo.

L’ultimo tratto del sentiero per arrivare al rifugio è il più duro. Ormai siamo tutti stanchi. E’ da quasi quattro ore che siamo in giro. Non che ci vogliano quattro ore per arrivare al rifugio, ma i tempi di cinque bimbi dai due ai sei anni son questi qui. Sull’ultima rampa, Margherita, la più piccola, si addormenta in spalla al papà. E’ stata forte, ma ora non ce la fa proprio più.

arp2.JPG

Ed ecco il rifugio. Bellissimo. Entriamo e prendiamo possesso delle nostre stanze. Sembra un piccolo albergo.

Ci sentiamo perfettamente a nostro agio. La gentilezza e professionalità dei gestori farà il resto e così passeremo un bel pomeriggio, e una piacevole serata.  La cena è ottima, con il menù separato per bimbi e adulti, un tocco in più a garantire che tutto riesca perfettamente. L’unica cosa che proprio manca sono le marmotte. Si sentono i loro fischi ma se ne vedono proprio poche. Ci sarebbe anche la serata all’insegna dell’osservazione del cielo organizzata dai gestori del rifugio  con il  prof. astrofilo Chiaberto Paolo e Peacquin Mario, ma la stanchezza non ce lo permette. E anche il freddo a dire il vero. Le stelle le vedremo nei nostri sogni….

La mattina, dopo una luculliana colazione, decidiamo di fare una piccola escursione ai laghi Palasina, appena sopra il rifugio e questo ci permette finalmente di vedere da vicino una graziosissima marmotta.

Il sentiero per arrivare richiede qualche sforzo e per i bambini si trasforma in grande avventura. Il paesaggio che si presenta ai nostri occhi, arrivati al lago, è semplicemente meraviglioso. Peccato che il sole non ne voglia sapere di farsi vedere e la temperatura sia tutt’altro che mite. Nonostante questo i bimbi riescono a pucciare i piedini nell’acqua gelida del lago e a correre scalzi sul prato. E così facciamo la nostra prima “seconda colazione”.

arp3.jpg

Dopo i laghi inizia il rientro. La discesa è sicuramente meno faticosa della salita, ma i bimbi sono proprio stanchi e la sterrata sembra non finire mai. Facciamo in tempo e fare altre due “seconde colazioni”. Niente mucche da corsa questa volta! E così, di seconda colazione in seconda colazione, arriviamo all’auto. I bimbi si addormentano nell’esatto istante in cui toccano il sedile.

E’ stata una grande avventura, per tutti. Grande e bella. Il giorno dopo nella quotidianità domestica e lavorativa, in mezzo a strade cittadine grigie e rumorose, dietro ai gas di scarico delle auto, mi sorprenderò a domandarmi se davvero l’ho vissuta. Se davvero il giorno prima eravamo in una valle in cui gli unici colori erano il verde dei prati e l’azzurro del cielo, in cui gli unici rumori erano i fischi delle marmotte e i campanacci delle mucche e gli unici profumi erano quelli dell’erba e dei fiori. E la risposta è che si, mi fanno troppo male le gambe per non essere arrivata fino ad un posto così incantevole, fino al rifugio Arp.

(blogger anne su testo di alessandra)

Gita al Rifugio ARPultima modifica: 2012-07-26T16:34:00+02:00da pagineecolori
Reposta per primo quest’articolo
Share