L’ONU mette l’educazione al primo posto

“L’educazione è il maggior motore trainante dello sviluppo umano.”
(Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite)

L’ONU si è recentemente impegnata in una importante iniziativa a carattere socio educativa denominata Global Education First Initiative, con lo scopo di imprimere una forte spinta all’impegno di raggiungere importanti obiettivi educativi a livello globale.

L’iniziativa è incentrata su tre priorità:

Mandare ogni bambino a scuola. La comunità globale si è impegnata a raggiungere l’istruzione primaria universale entro il 2015. E’ sostanziale riuscire ad attuare tutti gli investimenti necessari per assicurare che ogni bambino abbia uguale accesso alla scolarizzazione.

Migliorare la qualità dell’apprendimento. L’accesso all’istruzione è fondamentale, ma può non bastare. E’ necessario assicurarsi che le persone acquisiscano abilità rilevanti per prendere parte con successo alla società di oggi basata sulla conoscenza.

Promuovere la cittadinanza globale. L’istruzione ha il potere di plasmare un mondo futuro migliore e sostenibile. Le politiche educative dovrebbero promuovere la pace, il rispetto reciproco e la cura dell’ambiente.

L’ONU da tempo promuove le proprie campagne anche attraverso l’emissione di cartevalori a tema. L’Amministrazione Postale delle Nazioni Unite (APNU) emette regolarmente i propri francobolli per attirare l’attenzione e sensibilizzare i cittadini del mondo sui problemi degni di rilievo. Per promuovere e ricordare l’impegno dell’ONU verso gli obiettivi educazionali e culturali della Global Education First Initiative, è stata emessa una serie di cartevalori costituita da tre francobolli singoli e tre foglietti in un formato molto originale.

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L’ONU è l’unica autorità postale ad emettere francobolli in tre valute diverse, ossia in Dollari USA, Franchi svizzeri, ed Euro, in riferimento ai tre uffici APNU emittenti che sono ubicati a New York, a Ginevra e a Vienna.

Per approfondimenti sulla Global Education First Initiative:
www.globaleducationfirst.org

(articolo di: mgdosio)

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Ci vorrebbe un orto in ogni scuola

Realizzare nel cortile di una scuola un orto biologico, dove i ragazzini possono unire i saperi scientifici, storici e geografici al lavoro manuale, vuol dire tornare a usare le mani per scoprire il mondo,

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di Luciana Bertinato

Un ricordo

Quand’ero bambina mi piaceva restare all’aperto a giocare con la terra, i sassi, i rametti e le foglie. Nei pomeriggi dopo la scuola, assolto il dovere dei compiti, raggiungevo gli amici nella segheria del nonno, un luogo fantastico avvolto dall’intenso profumo del legno appena tagliato.

L’orizzonte si apriva sui campi, dove noi saltavamo i fossi alla ricerca di fiori, insetti e rane, ci arrampicavamo sugli alberi e giocavamo a nascondino tra i tronchi accatastati all’aperto. Divertendoci abbiamo imparato a conoscere il nome delle piante, a distinguerne il colore, l’uso, la voce.

Poi all’imbrunire il rientro a casa felici, spesso con le ginocchia sbucciate, ma allora i genitori non ne facevano un dramma perché ci lasciavano liberi di avventurarci nei prati, nei cortili e nelle piazze per ore e ore. Oggi tutto è cambiato, ma forse qualcosa no.

Orti per conoscere il proprio corpo e riprendersi il tempo

Alcuni giorni fa, durante un’attività di laboratorio con la terra, ho rivisto la felicità e la spensieratezza della mia infanzia negli occhi dei bambini, intenti a dissodare con zappe, vanghe e rastrelli alcuni fazzoletti di terreno incolto, mettere a dimora semi di fiori, erbe aromatiche e ortaggi, annaffiare le zolle con la giusta quantità d’acqua.

Il lavoro della terra regala ai bambini una grande gioia, il rispetto per la natura, le conoscenze dei cicli delle piante e delle stagioni, del modo di produrre il cibo e di alimentarsi correttamente senza creare rifiuti.

Realizzare nel cortile di una scuola un orto biologico, dove i ragazzini possono unire i saperi scientifici, storici e geografici al lavoro manuale, vuol dire tornare a usare le mani per scoprire il mondo. La terra, vissuta come via educativa, è un’ottima maestra: spezza i ritmi frenetici che sono entrati con prepotenza nelle nostre aule, ci insegna a rallentare e a rispettare i tempi naturali, a saper attendere in quest’epoca senza più tempi di attesa.

Può essere inoltre un’occasione per ritrovare la buona abitudine al fare consapevole, a riflettere e a documentare, secondo le regole della pedagogia induttiva che parte dall’esperienza e ritorna ad essa trasformandola in concetti e apprendimenti duraturi. I ragazzini di oggi, che sanno utilizzare con facilità il computer e muovono velocissimi il pollice per scrivere i messaggi al cellulare, spesso sono incapaci di usare bene le mani.

Adoperare con precisione semplici strumenti seguendo una regola e sperimentare in forma creativa diversi materiali li stimola ad esercitare la manualità, necessaria allo sviluppo di abilità oculo-manuali e di controllo del tono muscolare. Prendersi cura della terra e dei suoi elementi favorisce l’acquisizione di una maggiore confidenza con il proprio corpo, l’autonomia, l’autostima, l’equilibrio. “Se faccio capisco, se ascolto dimentico. O la scuola è un laboratorio dove insieme si elaborano saperi e cultura o è una palestra dove si addestrano le nuove generazioni”, scriveva Célestin Freinet.

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Orti per la pace

Con l’obiettivo di educare alla cittadinanza attiva in tanti cortili delle nostre scuole sono nati gli orti didattici che uniscono la pratica alla teoria, recuperando abilità manuali perdute, e intrecciano scambi con la comunità: in ogni scuola si può trovare un papà o un nonno dal pollice verde disposti a dare una mano nella coltivazione.

Il discorso vale anche nei confronti dei genitori immigrati, come racconta l’esperienza della rete degli orti di pace: un bellissimo esempio di educazione alla multiculturalità. Sulla scia delle numerose esperienze attuate in mezza Europa, anche in molte città italiane si stanno diffondendo gli orti urbani, piccoli appezzamenti di terra pubblici messi a disposizione dei cittadini per seminare e raccogliere i frutti. Un modo utile per coltivare il risparmio consumando prodotti sani e a chilometro zero, semplice per recuperare gli spazi urbani abbandonati al degrado, importante per stringere legami tra le generazioni.

Se i ricordi sono tracce del nostro viaggio che il tempo leviga in forme e misure diverse, un piccolo orto può aiutare i bambini di questa generazione tecnologica a ritrovare un contatto autentico con la natura e, attraverso essa, un profondo legame con la vita.

Fonte: La Vita Scolastica, la rivista dell’istruzione primaria

Luciana Bertinato ogni giorno in bicicletta raggiunge ventidue bambini e bambine, in una classe seconda a tempo pieno, alla Primaria “I. Nievo” di Soave (Verona). Dal 1995 fa parte della “Casa delle Arti e del Gioco”, fondata da Mario Lodi a Drizzona (Cremona), che promuove corsi di formazione per insegnanti e laboratori creativi per bambini.

(blogger lino-526)

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La scuola è già cominciata

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 La scuola è già cominciata. Dedico a tutti i bambini una poesia di Roberto Piumini per cominciare in allegria un anno scolastico che spero sia ricco di meravigliose scoperte!

I BAMBINI SONO FIORI

I bambini sono fiori
da non mettere nel vaso:
crescon meglio stando fuori
con la luce in pieno naso
con il sole sulla fronte
e i capelli ventilati:
i bambini sono fiori
da far crescere nei prati.

(articolo di: katerina)

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Maria Montessori

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“Conviene che egli cresca e che io diminuisca”

“Il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire:
I bambini stanno lavorando come se io non esistessi”.

Con queste frasi vorrei ricordare una grande educatrice che amava ripeterle, Maria Montessori, di cui oggi ricorrono 142 anni dal giorno della sua nascita.

Nota per il “metodo Montessori” da lei elaborato inizialmente per i bambini con difficoltà di apprendimento, ancora oggi è una figura molto attuale. Maria pian piano si rese conto che il suo metodo era molto valido e perciò lo estese a tutti i bambini. Lo scopo è quello di rispettare il bambino e i suoi tempi di apprendimento, di farlo essere parte attiva del processo, attraverso la manipolazione, la sperimentazione diretta che lo porterà all’acquisizione di abilità e di conoscenze.

“Le mani sono gli strumenti propri dell’intelligenza dell’uomo”

“L’attività individuale è l’unico fattore che stimola e produce sviluppo”

Nata il 31 agosto del 1870 a Chiaravalle, un paese in provincia di Ancona, Maria alle elementari non brillava troppo nel suo rendimento scolastico, anche a causa di qualche problema di salute. Verso gli 11 anni, però, cominciò ad appassionarsi alle materie scientifiche e proseguì gli studi conseguendo la laurea in Medicina.Oggi sembrerebbe un bel traguardo, ma non eccezionale, però per quei tempi lo era, perché erano veramente poche le donnea cui era consentito studiare e conseguire un titolo universitario. Maria sfruttò quellalaurea e si impegnò nel campo della medicina e del disagio sociale.E’ stata una donna volitiva che ha dato un contributo notevolissimo nel campo dell’educazione.

Molti di noi le sono debitori, in primis le aziende che producono giocattoli per la prima infanzia, ispiratesi ai suoi strumenti: i cubi da impilare, le perle da infilare, gli incastri piani e solidi… Numerosi i materiali strutturati utilizzati ancora oggi per l’insegnamento: i numeri e le lettere smerigliate, l’alfabetiere mobile, la scatola di gradazione dei colori e delle forme, le scatole dei rumori… Fanno parte del suo metodo per l’educazione linguistica “le nomenclature classificate” con i relativi esercizi, utili per l’arricchimento del linguaggio, i giochi grammaticali e di lettura interpretata.

Riporto dai miei appunti la famosa lezione dei tre tempi che è un metodo rapido che consente al bambino la facile memorizzazione delle parole che servono per fissare i concetti. Le tre fasi:

1) presentazione dell’oggetto o enunciazione di un concetto

(Es.: Questo è rosso, l’altro è giallo)

2) riconoscimento

(Qual è rosso? Qual è giallo?)

3) ricordo

(Questo com’è?)

Concludo con alcune frasi che meglio rappresentano la sua idea di educazione.

“Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo”

“Non possiamo creare osservatori dicendo ai bambini:” Osservate !”, ma dando loro il potere e i mezzi per tale osservazione, e questi mezzi vengono acquistati attraverso l’educazione dei sensi”

“L’ambiente deve essere ricco di motivi di interesse che si prestano ad attività e invitano il bambino a condurre le proprie esperienze”

“Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino”

“Il bambino è insieme una speranza e una promessa per l’umanità”

Maria Montessori

Anche Google ricorda questa grande maestra, dedicandole il doodle odierno che rappresenta alcuni degli strumenti educativi da lei utilizzati.

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(articolo di: katerina)

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