Ci vorrebbe un orto in ogni scuola

Realizzare nel cortile di una scuola un orto biologico, dove i ragazzini possono unire i saperi scientifici, storici e geografici al lavoro manuale, vuol dire tornare a usare le mani per scoprire il mondo,

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di Luciana Bertinato

Un ricordo

Quand’ero bambina mi piaceva restare all’aperto a giocare con la terra, i sassi, i rametti e le foglie. Nei pomeriggi dopo la scuola, assolto il dovere dei compiti, raggiungevo gli amici nella segheria del nonno, un luogo fantastico avvolto dall’intenso profumo del legno appena tagliato.

L’orizzonte si apriva sui campi, dove noi saltavamo i fossi alla ricerca di fiori, insetti e rane, ci arrampicavamo sugli alberi e giocavamo a nascondino tra i tronchi accatastati all’aperto. Divertendoci abbiamo imparato a conoscere il nome delle piante, a distinguerne il colore, l’uso, la voce.

Poi all’imbrunire il rientro a casa felici, spesso con le ginocchia sbucciate, ma allora i genitori non ne facevano un dramma perché ci lasciavano liberi di avventurarci nei prati, nei cortili e nelle piazze per ore e ore. Oggi tutto è cambiato, ma forse qualcosa no.

Orti per conoscere il proprio corpo e riprendersi il tempo

Alcuni giorni fa, durante un’attività di laboratorio con la terra, ho rivisto la felicità e la spensieratezza della mia infanzia negli occhi dei bambini, intenti a dissodare con zappe, vanghe e rastrelli alcuni fazzoletti di terreno incolto, mettere a dimora semi di fiori, erbe aromatiche e ortaggi, annaffiare le zolle con la giusta quantità d’acqua.

Il lavoro della terra regala ai bambini una grande gioia, il rispetto per la natura, le conoscenze dei cicli delle piante e delle stagioni, del modo di produrre il cibo e di alimentarsi correttamente senza creare rifiuti.

Realizzare nel cortile di una scuola un orto biologico, dove i ragazzini possono unire i saperi scientifici, storici e geografici al lavoro manuale, vuol dire tornare a usare le mani per scoprire il mondo. La terra, vissuta come via educativa, è un’ottima maestra: spezza i ritmi frenetici che sono entrati con prepotenza nelle nostre aule, ci insegna a rallentare e a rispettare i tempi naturali, a saper attendere in quest’epoca senza più tempi di attesa.

Può essere inoltre un’occasione per ritrovare la buona abitudine al fare consapevole, a riflettere e a documentare, secondo le regole della pedagogia induttiva che parte dall’esperienza e ritorna ad essa trasformandola in concetti e apprendimenti duraturi. I ragazzini di oggi, che sanno utilizzare con facilità il computer e muovono velocissimi il pollice per scrivere i messaggi al cellulare, spesso sono incapaci di usare bene le mani.

Adoperare con precisione semplici strumenti seguendo una regola e sperimentare in forma creativa diversi materiali li stimola ad esercitare la manualità, necessaria allo sviluppo di abilità oculo-manuali e di controllo del tono muscolare. Prendersi cura della terra e dei suoi elementi favorisce l’acquisizione di una maggiore confidenza con il proprio corpo, l’autonomia, l’autostima, l’equilibrio. “Se faccio capisco, se ascolto dimentico. O la scuola è un laboratorio dove insieme si elaborano saperi e cultura o è una palestra dove si addestrano le nuove generazioni”, scriveva Célestin Freinet.

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Orti per la pace

Con l’obiettivo di educare alla cittadinanza attiva in tanti cortili delle nostre scuole sono nati gli orti didattici che uniscono la pratica alla teoria, recuperando abilità manuali perdute, e intrecciano scambi con la comunità: in ogni scuola si può trovare un papà o un nonno dal pollice verde disposti a dare una mano nella coltivazione.

Il discorso vale anche nei confronti dei genitori immigrati, come racconta l’esperienza della rete degli orti di pace: un bellissimo esempio di educazione alla multiculturalità. Sulla scia delle numerose esperienze attuate in mezza Europa, anche in molte città italiane si stanno diffondendo gli orti urbani, piccoli appezzamenti di terra pubblici messi a disposizione dei cittadini per seminare e raccogliere i frutti. Un modo utile per coltivare il risparmio consumando prodotti sani e a chilometro zero, semplice per recuperare gli spazi urbani abbandonati al degrado, importante per stringere legami tra le generazioni.

Se i ricordi sono tracce del nostro viaggio che il tempo leviga in forme e misure diverse, un piccolo orto può aiutare i bambini di questa generazione tecnologica a ritrovare un contatto autentico con la natura e, attraverso essa, un profondo legame con la vita.

Fonte: La Vita Scolastica, la rivista dell’istruzione primaria

Luciana Bertinato ogni giorno in bicicletta raggiunge ventidue bambini e bambine, in una classe seconda a tempo pieno, alla Primaria “I. Nievo” di Soave (Verona). Dal 1995 fa parte della “Casa delle Arti e del Gioco”, fondata da Mario Lodi a Drizzona (Cremona), che promuove corsi di formazione per insegnanti e laboratori creativi per bambini.

(blogger lino-526)

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Il pane Miele e Sale di Al Carlin di poum

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Riceviamo una interessante iniziativa dell’Azienda biologica Al Carlin di poum di Bellinzago che assieme a Erika e Thomas del Bed & Breakfast Casa Rosa di Agrano di Omegna (VB)  www.casa-rosa.net  stanno cercando di realizzare un incontro tra settembre ed ottobre sulla preparazione del pane fatto in casa utilizzando la fermentazione spontanea derivata dall’utilizzo di miele e sale.

L’incontro si articola su due mezze giornate: un pomeriggio per la macinatura del grano e la preparazione della pasta ed il mattino seguente per la cottura nel forno dopo una notte di fermentazione.

Come si fa il pane miele-sale ?

Il nome del pane viene dalla maniera in cui è fatto: con solo un cucchiaio di miele e uno di sale (per un chilo di farina) per iniziare la fermentazione, una fermentazione spontanea senza lievito di birra nemmeno pasta madre. I fermenti naturali nella farina e nel miele fanno il lavoro. Perciò abbiamo bisogno di farina macinata di fresco, e anche di miele di buona qualità. Miele e sale formano una grande polarità che si può paragonare con la radice ed il fiore di una pianta che sono distinti però anche complementi dell’organismo intero. Tale polarità stimola l’attività dei fermenti. Risulta un’atmosfera nella pasta, che aumenta il processo della fermentazione. La fermentazione non viene iniziata come solito da una cosa aggiunta, come per esempio il lievito, invece inizia spontaneamente, da sé stesso.

Il pane che risulta dà un profumo e poi un gusto buonissimo. Un gusto molto ricco, perché i fermenti hanno cambiato la pasta profondamente, e il procedere completo, che dura per 18-20 ore, fa il pane davvero digeribile e simpatico per gli intestini. Invece il pane integrale preparato con lievito di birra non è ben digeribile, e spesso da problemi nella digestione. Il gusto del pane miele-sale è meno aspro di quello del pane con pasta madre, perché i batteri lattici fanno la maggior parte della fermentazione, i batteri acidi molto meno.

Il processo della preparazione è semplice. Comincia con macinare i chicchi (frumento o farro sono ben adatti, ma anche segale o una mistura). Poi sciogliamo un cucchiaio di sale (15 g) e un cucchiaio di miele (23 g) in 700 ml di acqua tiepida (40 gradi). La pasta diventa morbida e liscia dopo un momento di impastazione e forma un´unità. Adesso aggiungiamo olio di girasole o di olivo (4 cuchiai) e impastiamo la pasta con le mani per mezz’ora, con una macchina forte invece per un´ora. Preferisco impastare con le mani, perché così diventa un rapporto più vicino fra me e il processo. La pasta sotto le mani si sente molto simpatica con il suo calore e morbidezza.

Poi tagliamo la pasta in due pezzi (da un chilo farina risultano due pani da 750 g) e di ciascuno formiamo di nuovo un corpo rotondo. Le forme sono calde e preparate con olio. Mettiamo i due pezzi nelle forme e copriamole con foglio di alluminio. Adesso la pasta resta ad un posto caldo (verso le 30 gradi, per esempio nel forno con una lampadina di 25 Watt) per almeno 18 ore. Se cominciamo a mezzogiorno, possiamo cuocere il pane la mattina prossima verso le otto. Ha bisogno di 1 ½ ore nel forno (30 minuti a 210 gradi poi 60 minuti a 150 gradi). Pronto!

Ed allora, chi fosse interessato a questa bella avventura, non esiti a contattare Carlo e Paola.

Ah, dimenticavo, portate i vostri figli!

Per informazioni:

Al Carlîn di pôum

PRODUZIONE BIOLOGICA ORTOFRUTTICOLA
Mele: antiche varietà piemontesi

Azienda agricola di Molinelli Paola 
P.IVA: 02033830031
Via Arno, 14 – 28043 Bellinzago (NO)
tel. / fax 0321 985796
Cell. 349 1093052 – 349 8489610
www.alcarlindipoum.it

 (blogger lino-526)

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Che sabato, al Carlin di poum di Bellinzago!

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Finalmente ieri ci siamo ritrovati per visitare l’azienda biologica di Carlo e Paola. L’Associazione aveva organizzato l’evento. Peccato per chi non c’era, perchè il tempo trascorso è volato via piacevolmente e serenamente.

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La competenza di Carlo e la gentilezza di Paola ci hanno colpito fin dall’arrivo. Poi come una scolaresca in gita, ci siamo diretti verso il frutteto, circa 2 km di passeggiata a piedi (in bicicletta solo Lauretta e Matteo).

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Ed ecco finalmente il frutteto bio-dinamico. Carlo ci ha spiegato le varietà presenti, la lotta ai parassiti fatta con metodi naturali e non chimici, dell’eco-sistema che circondava tutto lo spazio del frutteto; tantissimi animali e varietà diverse di erbe convivono in piena armonia con i meli, giovani, di qualche anno di vita.

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Provenendo (quasi) tutti dalla città, non eravamo abituati ad una full immersion a stretto contatto con la natura! (Qualcuno però sì).

Lungo la strada siamo stati dissetati con acqua fresca e the da una famiglia che lungo il bosco ha costruito una piccola casa; brave persone e tanta cortesia, difficile da trovare.

Al ritorno, stanchi, ci siamo diretti a casa di Carlo, dove Paola ci aspettava per una abbondante e gustosissima merenda a base di prodotti fatti in casa, torte e focacce, e poi molta acqua.

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Una ultima visita ai suoi due cavalli e a due asinelle; per i bambini è stato un felice incontro. (Ma chi l’ha mai visto un asino in città a Novara? Forse a due zampe si, ma uno vero così da vicino, mai).

Un ultimo saluto a Carlo e Paola, non prima di essere passati dal loro piccolo spaccio, presso il quale abbiamo potuto acquistare alcuni tra i loro prodotti: confetture di mele e noci, succhi biologici di mela, confetture di mele e menta. La giornata volgeva davvero al termine, e via verso casa.

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Un grazie a tutti coloro che hanno partecipato e a chi ci ha ospitati ed accolti con tanto amore!

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(blogger lino-526)

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Un sabato che profuma di mela

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L’Associazione Pagine e Colori invita per sabato 16 giugno 2012 alle ore 15,00 tutte le famiglie e i simpatizzanti ad un’importante iniziativa: la visita alla Azienda Agricola Al Carlin di poum di Bellinzago.

Ritrovo ore 14,30 presso parcheggio Carrefour di Corso della Vittoria.

ore 15,00 – incontro presso l’Azienda Agricola Al Carlin di poum, dove ci accoglieranno Carlo e Paola;

partenza in bicicletta verso uno dei meleti in prossimità della Badia di Dulzago: la strada è semplice ed asfaltata, sono circa 2km, di questa c’è un breve tratto di strada di campagna;

sul posto potremo vedere una delle coltivazioni più recenti con la Badia di Dulzago a colorarne lo sfondo, potremo parlare di tutto ciò che fantasia e curiosità ci suggeriranno, soprattutto quelle dei più piccoli;

c’è la possibilità di visitare il bosco dell’azienda (raggiungibile a poche decine di metri);

al termine, rientro alla base dove Paola ci preparerà una merenda biologica, dove avremo modo di far visitare ai bambini ed ai loro genitori gli asinelli ed i cavalli, vedere e toccare quello che è il “cumulo Biodinamico” e parlare di cosa è l’agricoltura Biodinamica e come si siano avvicinati a questa “pratica Agricola ma non solo” ed infine vi sarà la possibilità per chi lo desidera di acquistare presso il punto vendita i prodotti dell’azienda.
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Adatto a bambini grandi e piccoli con mamma e papà. Portare biciclette e caschi.

Partecipate numerosi, portate tanti amici!

Per prenotazione:
tel. 0321/628853
cell. 349/3534898

(articolo di: nicoletta)

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